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Tim Cain, il co-creatore di Fallout: “I prezzi dei videogiochi non seguono l’inflazione, i publisher si tengono i risparmi digitali”

Diredazione gametoday

Ott 31, 2025
Personaggio in stile videogioco che tiene in mano pile di soldi, simbolo dei profitti digitali e del dibattito sui prezzi dei videogiochiI prezzi dei giochi A potrebbero essere più bassi ma i publisher non la pensano cosi

Negli ultimi anni, il prezzo dei videogiochi è diventato un tema sempre più discusso. Tra edizioni deluxe, microtransazioni e abbonamenti, molti giocatori si chiedono come mai un titolo AAA costi oggi 80 €, mentre il valore reale del denaro è cambiato.

Secondo Tim Cain, il leggendario co-creatore di Fallout, la risposta è semplice: “I giochi non sono diventati più cari perché i publisher hanno trattenuto i risparmi ottenuti con la distribuzione digitale.”

Cain ha spiegato che, passando dal supporto fisico al digitale, l’industria ha tagliato gran parte dei costi di produzione, spedizione e logistica. Tuttavia, questi risparmi non sono mai stati trasferiti ai giocatori.

“In teoria – dice Cain – i prezzi avrebbero dovuto scendere, ma gli editori hanno preferito mantenere i margini più alti invece di ridurre i costi per l’utente finale.”

Una dichiarazione che riaccende il dibattito sulla trasparenza e sull’etica economica del settore, soprattutto in un periodo in cui molti sviluppatori indipendenti faticano a sostenersi.

Il prezzo dei giochi nel 2025

Oggi un titolo tripla A costa mediamente tra i 70 e gli 80 €, con alcuni giochi che raggiungono cifre anche superiori se si includono edizioni speciali e contenuti extra.
Molti analisti sostengono che, considerando l’inflazione, i prezzi attuali non siano poi così distanti da quelli di vent’anni fa. Tuttavia, Cain suggerisce che i risparmi digitali avrebbero potuto evitare aumenti così bruschi.

Le parole di Cain arrivano in un momento delicato, in cui le grandi aziende stanno puntando su servizi in abbonamento come Game Pass e PlayStation Plus.
Questi modelli offrono un accesso più economico, ma rischiano anche di consolidare il potere dei grandi publisher, lasciando meno spazio alla concorrenza e ai piccoli studi indipendenti.

Per Cain, la chiave è essere informati e selettivi:

  • Supportare i giochi indipendenti che offrono contenuti di qualità a prezzi giusti.
  • Evitare gli acquisti impulsivi o i preordini non necessari.
  • Premiare chi rispetta davvero il valore del tempo e del denaro dei giocatori.

Il dibattito sul prezzo dei videogiochi è tutt’altro che chiuso. Ma una cosa è certa: con voci come quella di Tim Cain, l’industria non potrà più ignorare la domanda che molti si pongono da anni chi sta davvero beneficiando della rivoluzione digitale?

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