Il nuovo capitolo della saga Digimon Story tenta il salto più ambizioso della serie, trascinandoci in un’avventura tra viaggi nel tempo e due mondi paralleli. Il risultato è un JRPG solido e divertente, ricco di contenuti e creature da collezionare, anche se appesantito da qualche difetto tecnico e narrativo.
Trama: un viaggio nel tempo tra due mondi
Digimon Story: Time Stranger ci mette nei panni di un agente segreto dell’organizzazione ADAMAS, incaricato di investigare su strani fenomeni digitali nel Giappone contemporaneo. Durante una missione a Tokyo, un cataclisma improvviso causato dalla collisione tra il nostro mondo e quello digitale devasta la città. Il protagonista sopravvive miracolosamente e viene proiettato otto anni nel passato, dove avrà l’opportunità di cambiare il futuro e prevenire l’apocalisse. La storia si snoda quindi su due linee temporali (passato e presente) e in due dimensioni: la Tokyo dei giorni nostri e Iliad, il vibrante mondo dei Digimon.
Il racconto adotta tinte insolitamente cupe per la serie: temi come destino, sacrificio, lutto e identità emergono dietro all’apparenza di un classico shōnen fantascientifico. Il tono maturo è ben accolto il franchise Digimon non ha mai avuto paura di affrontare anche la sofferenza nei suoi racconti e qui ritroviamo un intreccio che prova a essere più complesso del solito. Tuttavia, non tutti gli ingranaggi della trama girano alla perfezione: i personaggi rientrano in archetipi piuttosto prevedibili e la narrazione soffre di qualche problema di ritmo. L’avvio è lento e denso di spiegoni: il prologo bombarda il giocatore di informazioni e poi l’incipit richiede quasi due ore prima che la storia ingrani davvero. Superato lo scoglio iniziale, la vicenda diventa comunque coinvolgente, specialmente grazie al cast di personaggi umani e Digimon ben caratterizzati a cui ci si affeziona col procedere delle ore. Inori, una studentessa dal passato difficile, e Aegiomon, un Digimon umanoide ingenuo ma animato da grande coraggio, spiccano come cuore emotivo dell’avventura. La loro relazione, insieme all’amicizia con il protagonista, rende personale la missione di salvare il futuro, al di là del semplice dovere verso l’agenzia
Gameplay: digievoluzioni e combattimenti a turni
Il fulcro di Time Stranger risiede nelle meccaniche da monster-taming JRPG classico, arricchite però da diversi sistemi interessanti. Il gioco offre oltre 450 Digimon collezionabili, un vero paradiso per i fan: ogni creatura può essere acquisita sconfiggendola più volte per raccoglierne i dati digitali. Raggiunto il 100% di scansione, è possibile “convertirla” in un Digimon utilizzabile, mentre arrivare al 200% garantisce un esemplare con statistiche migliori fin da subito. La fase di allevamento e crescita dei mostri è profonda e appagante: ogni Digimon può evolvere e anche deevolvere in molteplici forme seguendo percorsi ramificati, invece di una singola linea evolutiva predefinita. Sta al giocatore scegliere quale strada intraprendere, soddisfacendo determinati requisiti come il livello del Digimon, i suoi attributi, il legame di amicizia col mostro e persino alcune abilità speciali dell’Agente umano. Questo sistema di digievoluzione non lineare incoraggia la sperimentazione: è possibile far regredire un Digimon a stadi precedenti per poi evolverlo in direzioni differenti, così da catalogare tutte le forme e trovare le combinazioni preferite. Per facilitare la gestione di tanti mostri, esiste anche la Digifattoria, un modulo gestionale dove depositare Digimon in eccesso e allenarli automaticamente nel tempo (nutrendoli o assegnando esercizi specifici), così da farli crescere anche quando non sono nel party attivo. Inoltre, alcuni Digimon di taglia maggiore possono perfino essere cavalcati durante l’esplorazione, rendendo gli spostamenti più rapidi e divertenti.
Sul fronte dei combattimenti, Time Stranger propone battaglie a turni tradizionali ma solide, pensate per essere accessibili senza rinunciare del tutto alla strategia. Si possono schierare fino a 3 Digimon in campo (con altri in riserva da scambiare liberamente durante lo scontro), e ogni turno consente al giocatore più azioni: ad esempio usare un oggetto o cambiare un compagno senza sprecare l’intero turno prima di attaccare. Gli scontri seguono il sistema classico di comandi (attacco, abilità speciali che consumano energia, difesa, fuga) e presentano una timeline a schermo che mostra l’ordine di azione in base alla velocità di ciascun combattente. La particolarità sta nel complesso sistema di debolezze e resistenze: ogni Digimon appartiene a uno dei tre Attributi principali (Vaccino, Virus, Dato), legati dal classico schema “morra cinese” dove ad esempio i Vaccino sono forti contro Virus ma deboli contro Dato. In aggiunta, esistono elementi secondari (fuoco, acqua, elettricità, ecc.) che influenzano ulteriormente l’efficacia delle mosse. Combinando il vantaggio di attributo con quello elementale, si possono infliggere danni anche tripli o quadrupli rispetto al normale. Identificare e sfruttare le debolezze del nemico dà grandi soddisfazioni e velocizza molto le battaglie, soprattutto quelle casuali più semplici. D’altra parte, questo significa anche che, una volta trovata la mossa “giusta” super efficace, ci si ritrova a ripetere quella strategia spesso, cosa che alla lunga può rendere i combattimenti ordinari un po’ ripetitivi. I boss tentano di aumentare la sfida presentando enormi quantità di punti vita e qualche attacco speciale a sorpresa, ma tendono comunque a risolversi in confronti di resistenza dove vince chi infligge più danni e si cura più velocemente. In compenso, per ravvivare gli scontri più duri, il protagonista umano può intervenire direttamente con abilità di supporto ricaricabili (ad esempio potenziando temporaneamente le statistiche del team, curando gli alleati o persino sparando un colpo digitale contro i nemici). Sono presenti anche mosse speciali chiamate Arti Incrociate: attivabili dopo aver riempito un’apposita barra, hanno effetti variabili in base alla squadra utilizzata, come applicare buff, debilitare gli avversari o scatenare potenti attacchi combinati. Nel complesso, il combat system diverte pur senza rivoluzionare il genere: non è né troppo banale né eccessivamente punitivo, assestandosi su un livello di difficoltà medio che può essere calibrato a piacimento. I neofiti possono impostare una modalità facilitata (utile se si vuole godere soltanto della storia senza troppi ostacoli), mentre i veterani dei JRPG troveranno pane per i loro denti aumentando la difficoltà e cercando le combinazioni ottimali tra attributi ed elementi.
Grafica e comparto tecnico
Visivamente, Time Stranger adotta uno stile anime gradevole e in linea con lo spirito della serie, ma dal punto di vista tecnico mostra il fianco a diverse limitazioni. Il gioco è stato in sviluppo per otto anni e nasce su hardware della scorsa generazione: lo si nota in certe texture poco definite e modelli poligonali semplicistici, soprattutto negli ambienti. Le aree di Tokyo e molti dungeon risultano infatti abbastanza spogli e lineari, composti da lunghi corridoi e stanze ampie ma povere di dettagli. Fortunatamente, quando si approda nel mondo digitale di Iliad, l’art design ispirato riesce in parte a mitigare questi difetti: ci muoviamo tra scenari variopinti dalla metropoli dei Digimon a foreste rigogliose fino a profondità oceaniche – che, pur senza sfoggiare un comparto grafico all’avanguardia, rendono l’esplorazione visivamente piacevole. Anche i modelli dei Digimon sono realizzati con cura: le creature vantano design fedeli e animazioni di attacco spettacolari, indice della passione riposta nel dare vita ai mostri digitali. Meno riusciti invece i modelli umani, un po’ rigidi e meno dettagliati a confronto. Nel complesso, non aspettatevi un titolo graficamente allo stato dell’arte: Time Stranger appare a tratti già datato e paga la natura crossgen del progetto. Ciononostante, ciò non compromette più di tanto l’esperienza di gioco: su PlayStation 5, il titolo si mantiene stabile (frame rate bloccato a 30 fps) e non presenta problemi gravi, fatta eccezione per qualche rara compenetrazione poligonale o bug minore che non intaccano la fruibilità.
Comparto sonoro
Il sound design di Time Stranger è di ottima qualità e accompagna degnamente l’avventura. Le musiche, composte da Masafumi Takada (noto per la serie Danganronpa), meritano una menzione speciale: la colonna sonora spazia da brani incalzanti durante le battaglie a pezzi più atmosferici nei momenti narrativi, sottolineando bene le emozioni in gioco. Anche il doppiaggio è convincente: il titolo offre sia l’audio originale giapponese sia un doppiaggio inglese di buon livello, e in entrambe le lingue gli attori riescono a infondere personalità ai personaggi (Aegiomon e gli altri Digimon inclusi). Nelle scene chiave ed emotivamente più importanti, le voci contribuiscono a far “risaltare” i dialoghi, sopperendo in parte ai limiti di espressività dei modelli 3D. Da segnalare che i testi a schermo sono completamente tradotti in italiano, una gradita attenzione per il pubblico del nostro paese.
Longevità e contenuti
Uno dei punti di forza di Time Stranger è la ricchezza di contenuti e la longevità complessiva. La campagna principale, suddivisa in capitoli, offre decine di ore di gioco circa 40 ore per completare l’intreccio centrale secondo le stime, a cui si aggiungono molte più ore dedicate alle attività opzionali. Fin dalle prime battute viene enfatizzato come la raccolta e l’allenamento dei Digimon possano prolungare l’esperienza quasi all’infinito: con così tante creature da ottenere e far evolvere, il tempo che si può investire nel gioco varia enormemente da giocatore a giocatore. I perfezionisti avranno da divertirsi nel tentare di collezionare tutti i 450 Digimon, sbloccandone le forme più rare e completando il Digidex interno. Oltre a questo, il titolo offre un buon numero di missioni secondarie e attività extra. Va detto che le quest opzionali non brillano per originalità: spesso compiti di caccia a un certo Digimon, recupero di oggetti o aiuti a PNG in difficoltà, che richiedono di tornare in aree già visitate. Si tratta perlopiù di incarichi di contorno, utili a guadagnare punti esperienza e ricompense, ma poco rilevanti sul piano narrativo. È presente però una divertente distrazione sotto forma di minigioco di carte collezionabili a tema Digimon (il “GiocoMon”), in cui sfidare vari personaggi nel mondo di gioco in partite di carte strategiche. Vincere nei duelli di carte e completare la collezione diventa quasi un gioco nel gioco, potenzialmente aggiungendo decine di ore extra per i giocatori più determinati. Tra storia principale, side quest, minigiochi e l’obiettivo di far digievolvere la squadra perfetta, Time Stranger saprà tenervi impegnati a lungo.
Conclusioni
Digimon Story: Time Stranger si presenta come il capitolo più ambizioso della serie, un ritorno atteso che per molti versi centra l’obiettivo. Media.Vision e Bandai Namco consegnano un JRPG solido e godibile, capace di appassionare sia i fan di vecchia data che i nuovi giocatori amanti dei giochi di ruolo con mostri collezionabili. Il titolo propone un’enorme quantità di contenuti da una storia interessante e più matura del previsto, alle meccaniche di evoluzione profondamente ramificate e riesce a rinnovare la formula Digimon senza snaturarla. Purtroppo lungo il percorso emergono anche limiti evidenti: tecnicamente il gioco non stupisce e soffre il suo lungo sviluppo, la struttura dei livelli e delle missioni rimane piuttosto lineare e ripetitiva, e sul fronte narrativo la scrittura non raggiunge sempre la profondità a cui aspira, complice un ritmo altalenante specialmente nelle fasi iniziali. Nonostante ciò, i pregi di Time Stranger superano i difetti. Il sistema di combattimento, pur semplice, diverte grazie alle tante possibilità offerte, e il legame che si crea con i propri Digimon rende ogni vittoria soddisfacente. In definitiva, ci troviamo di fronte a un gioco che non rivoluziona il genere, ma arricchisce il franchise Digimon con un capitolo completo e divertente, allineato con il giudizio positivo della critica (il punteggio Metacritic è 78/100 su 56 recensioni). Un must per chi ha amato Agumon e compagni negli anni passati, e una piacevole sorpresa per chi cerca un JRPG sui mostri digitali ben realizzato, pur con qualche compromesso.
VOTO FINALE: 8,0/10
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